Una parola recente della lingua italiana è al centro di una vicenda davvero curiosa: si tratta della brugola, termine che indica tanto un particolare tipo di vite a testa esagonale, quanto la relativa chiave che ne consente l’avvitamento. Il lemma “brugola” nacque negli anni ’80 e comparve per la primissima volta tra le pagine dello Zingarelli, il noto vocabolario della lingua italiana edito dalla casa editrice Zanichelli, che da parte sua come etimologia faceva risalire l’origine del termine nientemeno che al latino vericulum (“piccolo spiedo”).
Lo stesso insigne linguista Tullio De Mauro, all’epoca dei fatti firma di prestigio del noto settimanale L’Espresso, arrivò a lodare il singolare neologismo, tuttavia ciò che sfuggì anche a lui non sfuggì invece all’attenzione di un appassionato lettore della sua stessa rubrica.
In risposta all’articolo sulla brugola di cui sopra, questi inviò una lettera alla redazione della rivista in cui scriveva ironico che l’etimologia era davvero originale e che lui nella sua innocente ignoranza pensava piuttosto che la parola derivasse dalle Officine Egidio Brugola che si trovavano proprio a Lissone, in provincia di Milano, dove lui abitava.
A quel punto un sorpreso quanto imbarazzato Lorenzo Enriques, amministratore delegato della casa editrice bolognese, telefonò all’azienda in questione, e gli rispose proprio il figlio di Egidio, Giannantonio, il quale gli confermò come effettivamente le viti e le chiavi da loro fabbricate venissero messe in commercio in una confezione che riportava esternamente la dicitura “Brugola”, che però ovviamente altro non era che il semplice cognome del titolare.
La storia della brugola aveva infatti avuto inizio già oltre cinquant’anni prima, nel 1926, quando la Oeb fu fondata da Egidio, quello che i dizionari odierni considerano l’inventore della vite esagonale.
“Anche se in realtà non è esattamente così -tiene a precisare il figlio, che ha dovuto iniziare a occuparsi dell’azienda a 16 anni, alla prematura morte del padre-, la vite che adesso chiamiamo tutti “brugola” esisteva già all’inizio del secolo scorso, ma è stato mio padre, nel 1945, a brevettare una forma di brugola con un gambo “a torciglione” che assicurava una particolare presa ed elasticità: era così rivoluzionaria per l’epoca che fu utilizzata ben quarant’anni dopo!”.
In ogni caso da allora, pur una volta svelato l’arcano frutto di quel singolare malinteso, il lemma è rimasto legato a quell’accezione colta erroneamente dallo Zingarelli, entrando anzi di diritto a far parte delle migliaia di voci presenti in ogni dizionario di lingua italiana.
Data
16/09/2021Categoria
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