Recentemente l'Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti (United States Patent and Trademark Office, USPTO) ha pubblicato nuove linee guida per disciplinare il tema delicato della brevettabilità delle invenzioni realizzate con l'ausilio di sistemi d’intelligenza artificiale (IA). Queste linee guida mirano a trovare un equilibrio fra la necessità di promuovere l'innovazione tecnologica e quella di proteggere adeguatamente gli investimenti e il contributo umano. L’intento finale è fornire indicazioni a esaminatori di brevetti, inventori e aziende su come stabilire se le invenzioni realizzate con l’ausilio di sistemi di IA possano essere tutelate tramite brevetto.
Questa iniziativa dell'USPTO mostra l'impegno dell'Ufficio nel promuovere un'innovazione responsabile in linea con l'Ordine Esecutivo sullo "Sviluppo sicuro, protetto e affidabile dell'Intelligenza Artificiale" emesso dal Presidente degli Stati Uniti, Biden, il 30 ottobre 2023.
Secondo la legge statunitense, ma anche secondo la legislazione europea, solo le persone fisiche possono essere designate come inventori in una domanda di brevetto, come confermato dalla sentenza Thaler di cui ci siamo occupati in passato con uno specifico articolo: “Brevetti e creatività artificiale: il caso emblematico di DABUS”.
Di conseguenza, un software di IA di per sé non può comparire come inventore. Tuttavia, gli aggiornamenti delle linee guida statunitensi sembrano voler lasciare uno spiraglio aperto, confermando che le invenzioni realizzate grazie all'impiego di tali sistemi non debbano necessariamente escluse dalla brevettabilità.
Per rendere brevettabile un'invenzione assistita dall'AI secondo le linee guida dell'USPTO, è fondamentale dimostrare che il contributo umano nel processo inventivo sia significativo e non marginale. Questo implica che le persone fisiche devono avere un ruolo attivo e decisivo nell'ideazione dell'invenzione, andando oltre la semplice fornitura di dati al software. Ad esempio, il contributo umano può manifestarsi nella formulazione dell'idea, nella selezione o nell'addestramento dell'IA con specifici set di dati, o nell'interpretazione e nell'applicazione dei risultati prodotti dall'IA per soddisfare un bisogno inventivo specifico. Questo approccio assicura che, nonostante l'utilizzo di strumenti d’intelligenza artificiale avanzati, l'essenza dell'inventiva e della creatività rimanga profondamente umana, valorizzando il contributo intellettuale delle persone nel processo di innovazione.
Al fine di chiarire meglio l'applicazione pratica di questi principi, l'USPTO ha pubblicato anche alcuni esempi e casi ipotetici che illustrano quando il contributo umano è adeguato e quando invece non lo è. Ad esempio, se uno scienziato si limita a fornire all'IA dati grezzi da cui poi il sistema genera in autonomia una nuova molecola, è improbabile che l'apporto umano possa essere considerato sostanziale. Viceversa, se lo scienziato interagisce attivamente con il sistema IA, addestrandolo, validandone i risultati, riorientandone la ricerca, il suo contributo inventivo potrebbe risultare decisivo e quindi brevettabile.
Un altro esempio riguarda uno scienziato che addestra un'intelligenza artificiale sulle proprietà di nuovi materiali, per poi usarla per progettare altri materiali innovativi per batterie migliori. Qui l'interazione umana risulta centrale, quindi la protezione brevettuale è possibile.
Per valutare la rilevanza dell'apporto umano, gli esaminatori dovranno considerare una serie di fattori, tra cui: la complessità del campo tecnologico, la qualità e quantità dei dati forniti al sistema d’intelligenza artificiale, il livello d’interazione umana nelle varie fasi del processo inventivo, la misura in cui l'output dell'IA richiede interpretazione o affinamento da parte di persone fisiche.
È altresì fondamentale che gli inventori siano in grado di dimostrare come la loro interazione con l'IA abbia portato ad un risultato inventivo che non sarebbe stato possibile senza il loro input intellettuale diretto. Ciò garantisce che il sistema brevettuale continui ad incentrare e premiare l'ingegnosità umana.
Le opinioni sull'adeguatezza di questi criteri sono contrastanti e alcuni esperti sostengono che siano troppo restrittivi e rischino di disincentivare l'uso dell'IA nella ricerca.
La questione è complessa e probabilmente continuerà ad evolvere con i progressi nel settore, tuttavia è molto interessante l’approccio complessivo che riconosce il prezioso contributo che può avere l’intelligenza artificiale nell’affiancare ed aiutare l’essere umano nella sua ricerca di perfezionamento dello stato dell’arte attuale e nella ricerca di nuove idee non ancora maturate.
Le linee guida dell’USPTO sono liberamente consultabili a questo link: Inventorship Guidance for AI-assisted Inventions
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