OpenAI, l'azienda dietro il popolare modello di intelligenza artificiale ChatGPT, si è trovata coinvolta in una controversia legale negli Stati Uniti per ottenere i diritti di marchio sui termini "ChatGPT" e "GPT". Questo episodio ha portato all'attenzione significative questioni concernenti la salvaguardia della proprietà intellettuale nel settore dell'Intelligenza Artificiale (IA), e per le possibili ripercussioni sulla competizione e sull'innovazione in questo settore.
Il cuore della questione risiede nella natura descrittiva dei termini "ChatGPT" e "GPT", infatti l'Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti (USPTO) ha respinto le richieste per la loro registrazione come marchi da parte di OpenAI, sostenendo che questi termini sono semplicemente descrittivi in riferimento alle caratteristiche e alle funzioni dei prodotti e dei servizi offerti dall'azienda. Più nello specifico, l'USPTO aveva già rifiutato una volta la richiesta di marchio di OpenAI nell'ottobre 2022, e il rifiuto attuale è un "FINAL" in maiuscolo, sottolineando la fermezza della posizione dell'ufficio.
In base alla legge sui marchi statunitensi (Lanham Act, Sezione 2(f)), i termini puramente descrittivi possono essere registrati come marchi solo se dimostrano di aver acquisito un significato distintivo nella mente dei consumatori (cd. secondary meaning), associandosi esclusivamente al prodotto o servizio offerto dal richiedente. In caso contrario, la registrazione di tali marchi potrebbe limitare indebitamente la concorrenza e portare a costose cause legali.
OpenAI ha cercato di dimostrare che "ChatGPT" e "GPT" avessero acquisito un significato distintivo attraverso l'uso prolungato, gli sforzi di marketing, le vendite e la copertura mediatica. Tuttavia, l'USPTO ha respinto queste argomentazioni sostenendo che i termini sono ancora ampiamente utilizzati in modo descrittivo nell'industria del software e dell'intelligenza artificiale, e non ha mostrato indicazioni di voler modificare la propria decisione in merito.
Secondo la visione dell’Ufficio Brevetti e Marchi, l'acronimo "GPT" sta per "Generative Pre-trained Transformer", una tecnologia di base utilizzata da molte aziende d’intelligenza artificiale, mentre "Chat" si riferisce semplicemente ad una conversazione in rete. Pertanto, questi termini descrivono direttamente la natura dei prodotti di OpenAI: modelli di IA in grado di generare testo e contenuti in modo “conversazionale”.
Questa decisione dell'USPTO potrebbe avere importanti conseguenze per OpenAI e per l'intero settore dell'IA. Senza la protezione del marchio, altre aziende potrebbero utilizzare liberamente i termini "ChatGPT" e "GPT" per i propri prodotti e servizi, creando potenzialmente confusione tra i consumatori e diluendo il vantaggio competitivo di OpenAI. Questo potrebbe aprire opportunità per aziende di altri paesi per utilizzare questi termini. Tuttavia, queste aziende potrebbero comunque affrontare alcuni rischi, come la possibilità che OpenAI riesca in seguito a dimostrare il carattere distintivo acquisito dei marchi e la concorrenza sleale per confusione tra il pubblico.
Inoltre, la questione solleva interrogativi più ampi su come proteggere adeguatamente la proprietà intellettuale nel settore dell'IA, dove molti termini tecnici sono ampiamente utilizzati e possono essere considerati descrittivi.
Nonostante questa battuta d'arresto, la società OpenAI non sembra aver abbandonato la sua lotta per ottenere i diritti di marchio su "ChatGPT" e "GPT". L'azienda ha infatti presentato opposizione alle richieste di marchio presentate da altre parti per termini simili, quali "dirtyGPT" o "ChatGPT" nel settore del tabacco da parte di State Bull Company Limited.
Sebbene queste richieste di marchio possano sembrare ovvie violazioni dei diritti di OpenAI, l'USPTO potrebbe considerarle ammissibili in quanto i termini sarebbero utilizzati in settori non legati all'IA, rendendoli quindi arbitrari e più facilmente registrabili come marchi. Ad esempio, "ChatGPT" per i prodotti del tabacco non avrebbe alcun legame descrittivo con l'IA o con le chat, rendendolo un marchio legittimo.
In ogni caso, OpenAI ha presentato queste opposizioni dimostrando il suo continuo impegno nel proteggere i termini "ChatGPT" e "GPT" anche senza possederne i diritti di marchio.
Mentre la controversia di OpenAI continua, questa vicenda solleva importanti interrogativi sul delicato equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale e la promozione della concorrenza e dell'innovazione nel settore dell'IA. Le decisioni dell'USPTO in merito a questa questione e alle opposizioni presentate da OpenAI contro le richieste di marchio simili potrebbero influenzare le strategie di branding e di protezione della proprietà intellettuale delle aziende in questo campo.
Data
03/06/2024Categoria
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