l igp si allarga ai manufatti nuove opportunita per il made in italy

Nel prossimo futuro, le eccellenze dell'artigianato e dell'industria manifatturiera Made in Italy otterranno ancora più tutela e saranno protette da un nuovo marchio di qualità europeo. Stiamo parlando dell'Indicazione Geografica Protetta (IGP), un riconoscimento finora riservato ai soli prodotti agroalimentari come il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma. Un bollino IGP “esteso” che potrà quindi tutelare anche prodotti non alimentari, a partire dal 1° dicembre 2025.
Questa importante novità è stata introdotta dall'Unione Europea con l'emanazione del Regolamento 2023/2411: un corposo testo normativo pubblicato lo scorso ottobre sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria. L'obiettivo è promuovere e tutelare le migliori produzioni artigianali e industriali dei vari territori, valorizzandone il forte legame con le rispettive zone di origine e il patrimonio di tradizioni, cultura e saperi che quei luoghi custodiscono da secoli.

Ma cosa si intende esattamente per Indicazione Geografica Protetta?

Si tratta di una certificazione che identifica un prodotto originario di un luogo, di una regione o di un paese alla cui origine geografica sono attribuibili una data qualità, la reputazione o un'altra caratteristica.

In ambito europeo, quindi, il Regolamento 2023/2411 avrà come scopo la “protezione delle Indicazioni Geografiche per i prodotti artigianali ed industriali” e andrà ad armonizzare le diverse normative nazionali fino ad oggi emanate dagli Stati Membri.

Affinché ricevano l'IGP, i manufatti dovranno possedere qualità o caratteristiche uniche propriamente riconducibili a quella particolare area geografica. Inoltre, altro requisito imprescindibile affinché un manufatto possa ottenere l'ambita Indicazione Geografica Protetta, è che una porzione significativa del suo processo produttivo si svolga necessariamente all'interno della zona geografica tradizionalmente associata a quel prodotto. Non sarà sufficiente realizzarlo nel medesimo territorio, ma alcune fasi lavorative cruciali dovranno tassativamente avvenire nell'area delimitata di origine, impiegando i tipici metodi artigianali o tecniche di fabbricazione caratteristiche di quella specifica regione.

Per ottenere il marchio IGP, le associazioni di produttori dovranno presentare una domanda corredata da un disciplinare che dimostri il possesso di tali requisiti e descriva aspetti come materie prime, metodi di lavorazione e regole di etichettatura. Sarà inoltre necessaria un'autodichiarazione del produttore ad attestare la conformità ai disciplinari, i controlli di qualità effettuati sul prodotto prima e dopo l'immissione sul mercato, e l'utilizzo legittimo della futura IGP.

In generale, si tratta di requisiti piuttosto stringenti a garanzia di un indissolubile legame tra il manufatto e il suo territorio d'origine.

Osservando questi criteri, potranno dunque ottenere l'IGP prodotti di eccellenza che spaziano dalle lavorazioni delle pietre e del legno, ai gioielli, ai tessuti ricamati, dalla porcellana alle posate, fino ai manufatti di cuoio e pelle. Insomma, un ventaglio pressoché illimitato di manufatti, purché siano autentiche eccellenze dei rispettivi territori di origine. Tra questi prodotti potremmo citare il presepe napoletano, il rame sbalzato di Civita Castellana, i pizzi di Cantù, le maschere di Venezia, l'arte orafa di Valenza o Scanno, il loden in Alto Adige e molti altri ancora.

In Italia, dove vige una millenaria e gloriosa tradizione di artigianato d'eccellenza, le istituzioni non hanno perso tempo per recepire la nuova normativa e già a fine 2023 è stata approvata un'apposita legge nazionale (la n. 206, nota come "Disposizioni sul Made in Italy") che dispone una serie di misure preparatorie in vista dell'applicazione del Regolamento UE dal 2025.
In particolare, le regioni sono state incaricate di mappare capillarmente le produzioni artigianali e industriali tipiche radicate nei propri territori, coinvolgendo a questo scopo Comuni e associazioni di categoria. Tutte queste ricognizioni locali confluiranno presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in modo da delineare un quadro organico delle eccellenze nazionali da candidare all'ottenimento della IGP europea. Tuttavia, come emerso dall'esperienza di altri Paesi, come la Francia che al momento vanta solo 21 IGP non alimentari, solo una parte delle numerose proposte italiane potrebbe giungere all'effettiva registrazione, evidenziando le difficoltà nel raggiungere intese produttive richieste dalla procedura tra i soggetti associati.

Il percorso per l'ottenimento dell'IGP non sarà una passeggiata, infatti, i produttori di una stessa tipologia di manufatto dovranno anzitutto associarsi e definire standard produttivi comuni, regole sull'etichettatura e codici di autocontrollo qualitativo, il tutto da formalizzare in appositi disciplinari di produzione. Solo dopo aver espletato queste procedure, potranno presentare la richiesta di IGP alle autorità regionali competenti.

In Italia, la gestione della fase nazionale di registrazione delle IGP per prodotti artigianali e industriali sarà affidata all'Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, già esistente e operativo per le pratiche di proprietà industriale. Questo ufficio ministeriale svolgerà un primo esame di ammissibilità sulle domande di IGP presentate dalle associazioni di produttori, dopo che tali domande saranno state inizialmente raccolte e vagliate a livello regionale.
Le richieste che supereranno questo vaglio nazionale verranno quindi trasmesse all'EUIPO, l'Ufficio dell'Unione Europea per la Proprietà Intellettuale con sede ad Alicante. Questa autorità comunitaria, appositamente designata dalla Decisione UE 2023/2412 come ente di riferimento per le IGP non alimentari, sottoporrà le candidature ad un'ulteriore analisi tecnica approfondita, al termine della quale potrà approvare o rigettare in via definitiva il conferimento del marchio "Indicazione Geografica Protetta".

Si tratta dunque di un doppio esame, prima a livello nazionale e poi europeo, che le domande dovranno superare per poi vedersi attribuita la tanto ambita IGP. Una procedura piuttosto articolata e rigorosa, necessaria però a garantire il pieno rispetto dei criteri di qualità e legame col territorio previsti dalla normativa comunitaria per questa nuova tipologia di indicazione geografica.

Superato con successo questo iter, i vantaggi saranno molteplici: innanzitutto, l'apposizione del logo "IGP" conferirà un fortissimo valore aggiunto commerciale ai prodotti, certificandone l'origine e le caratteristiche di eccellenza presso i consumatori. Ma soprattutto, la tutela giuridica paneuropea consentirà di contrastare più efficacemente contraffazioni e concorrenza sleale, piaghe purtroppo ancora diffuse nel settore.
Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la portata extraterritoriale della IGP non alimentare: grazie all'adesione dell'UE all'Atto di Ginevra sul riconoscimento delle indicazioni geografiche, i prodotti realizzati in Europa e insigniti del marchio IGP potranno beneficiare di analoghi diritti di proprietà industriale in tutti i Paesi extra-UE aderenti. Un'opportunità preziosa per le imprese italiane ed europee di espandersi sui mercati internazionali tutelando la qualità delle proprie eccellenze.

In prospettiva, questo nuovo regime di qualità potrà generare ricadute positive sui territori, innescando circuiti economici virtuosi: attrazione di flussi turistici, sviluppo di filiere manifatturiere legate alle produzioni tipiche, occupazione per i mestieri artigiani a rischio estinzione. Un percorso di rilancio delle identità produttive locali, dunque, che potrà fare da volano per la crescita socioeconomica di molte aree oggi depresse.

Per maggiori informazioni sull’argomento invitiamo a visitare la pagina ufficiale dell’Ufficio dell'Unione Europea per la Proprietà Intellettuale: “IG per i prodotti artigianali e industriali”.

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